di Virginia Benvenuti
Quale nuovo ordine mondiale emerge dalla guerra in Ucraina? Da un anno in Europa hanno preso forma almeno tre guerre e una la stiamo già perdendo. I mondi nuovi di cui abbiamo bisogno possono nascere soltanto dal ripudio della guerra
In un bellissimo articolo – Un anno, ed è subito sera -, Ida Dominijanni distingue tre guerre che si stanno combattendo in Ucraina, una dentro l’altra come una matrioska: “C’è la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina e di indipendenza dell’Ucraina dalla Russia, c’è la guerra preventiva di Putin contro la Nato e la guerra per procura della Nato contro Putin, c’è la guerra – dichiarata da Putin, sottaciuta dagli Usa e dalla Cina – sugli assetti futuri dell’ordine mondiale”. Continua, poi, analizzando come la prima guerra sia sostanzialmente impantanata, mentre la seconda si stia giocando su territorio europeo e stia dando i suoi frutti nel cambiarne gli equilibri. Ma io vorrei qui soffermarmi sulla “terza guerra”, quella sugli assetti futuri dell’ordine mondiale, che è poi la vera posta in gioco della guerra Ucraina ma soprattutto di quella che aleggia sulle nostre teste contro la Cina.
Come rivela al Guardian Mark Leonard, uno degli autori di un rapporto del Consiglio europeo per le relazioni estere, sul tema: “Il paradosso della guerra in Ucraina è che l’Occidente è più unito, ma meno influente nel mondo che mai”. La guerra ha messo in luce un divario sempre più ampio con il resto del mondo, che sta ora definendo un futuro ordine globale e lo sta facendo senza di noi. Ma anche il Washington Post ha denunciato la stessa dinamica: in occasione dell’ultima votazione alle Nazioni Unite, infatti, il numero di paesi che hanno votato favorevolmente alla mozione avanzata dai paesi occidentali, sono rimasti invariati rispetto a un anno fa. Ma se il numero di questi è comunque consistente rispetto a quelli che hanno votato contro o si sono astenuti, questi ultimi rappresentano ben 2/3 della popolazione mondiale. Non solo, come mette in luce plasticamente la cartina qui sotto, solo 33 paesi hanno aderito alla campagna di sanzioni contro la Russia e di invio di armi all’Ucraina.
Alla luce di tutto questo è chiaro che, se anche l’Ucraina e l’Occidente dovessero vincere le prime due guerre, per tornare alla distinzione di Dominijanni, la terza probabilmente la stiamo già perdendo e, paradossalmente, è proprio il nostro ostentato coinvolgimento e tutta la retorica sulla democrazia, la libertà e i diritti umani che lo accompagnano, che ci stanno isolando di più. Perché i “paesi in via di sviluppo” e quelli del “Terzo mondo”, conoscono bene quanto la nostra retorica sia puramente strumentale e a doppio standard. Nell’ultimo decennio, poi, l’Occidente ha perso sempre più interesse nell’affrontare i problemi del Sud globale, a cui non abbiamo neanche mai di fatto inviato i fondi di aiuti allo sviluppo promessi, ma neanche i fondi per il mitigamento dei cambiamenti climatici, causati principalmente dal nostro modello di sviluppo ma di cui ne stanno facendo le spese principalmente i paesi più poveri.
Tuttavia la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la nostra gestione del coronavirus: mentre noi ci chiudevamo in lockdown per proteggerci, chiudevamo fuori tutti gli altri paesi, senza neanche aver voluto condividere con loro il nostro vaccino. Non solo, come mette in luce sempre l’articolo del WP, molti paesi attribuiscono l’inflazione mondiale non all’aggressione di Putin, ma alla scelta dalle sanzioni imposte dall’Occidente, di cui stanno facendo le spese anche loro. In questo scenario si inserisce il ruolo della Cina: il piano in dodici punti, più che una roadmap per la fine delle ostilità, delinea la visione cinese di ordine mondiale, ma serve anche ad accreditare la Cina agli occhi dei paesi non occidentali, come leader mondiale ragionevole, responsabile, non bellicoso. Certo è che in questa fase non ci si poteva aspettare altro, soprattutto considerando che si trattava di un documento pubblico. Però alcuni dei punti esposti, celano delle chiare frecciatine contro Usa e Ue. E anche qui, comunque, la reazione degli Usa e dei suoi alleati, è stata autolesionista e scomposta, in una situazione comunque loose-loose: rifiutando un documento così ragionevole quanto vago, gli Usa si sono dimostrati irresponsabili verso la crisi ucraina ma anche verso i paesi del Sud globale su cui quella crisi si sta scaricando; d’altro canto, una mediazione di Pechino nella crisi ucraina, qualora venisse accettata da ambedue le parti e avesse successo, rappresenterebbe una debacle geopolitica di dimensioni impensabili per gli Usa, l’Ue e la Nato. Insomma, quel piano è stato un po’ uno scacco da parte della Cina, ma gli Usa se lo sono cercato: da mesi continuavano a incalzare la Cina affinché facesse ragionare Putin e mediasse per la fine delle ostilità, ma poi critica il piano perché non esprime una chiara condanna contro la Russia. Ma appare ben strano che si pretenda che l’ipotetico futuro mediatore condanni preliminarmente una delle due parti in conflitto, a meno che non si voglia comprometterne da subito il suo ruolo negoziale.
A questo punto la domanda è: perché non accettare che il mondo, che a noi piaccia o meno, sta diventando sempre più multipolare e agire di conseguenza, governando il processo, anziché cercando di opporvisi? A me sembra che, tanto Putin quanto Biden, avendo scelto ambedue di far parlare la forza delle armi anziché quelle del dialogo, si ritrovino impantanati in una guerra per entrambi esistenziale e per di più pongono il mondo di fronte non a una pluralità di scelte, ma alla vittoria e imposizione di un modello globale piuttosto che un altro. Il punto è che nessuno dei due modelli sono auspicabili e accettabili: quello di Putin neanche a parlarne, ma anche quello statunitense si è dimostrato non solo fallimentare, ma una vera minaccia alla pace mondiale. A più di trent’anni dalla fine formale della Guerra fredda, infatti, possiamo affermare con cognizione di causa che il mondo non solo non è diventato un luogo più sicuro, ma neanche più stabile. Anzi, a partire dal 2001 si è affermato un vero e proprio disordine mondiale, che ha anche avuto l’effetto di gettare discredito su valori nobilissimi come la democrazia, la libertà e il diritto internazionale, che però sono stati totalmente abusati e usati come una clava per attaccare quei regimi che non ci piacciono, quando invece andrebbero approcciati come una forte presa in carico di responsabilità. E gettando discredito su quei valori, abbiamo spianato la strada ai modelli illiberali di Russia e Cina e al loro antioccidentalismo.
E allora, un ripensamento e gestione di un ordine mondiale diverso da quello attuale, ma anche da quello con cui Russia e Cina lo vorrebbero sostituire, necessita un’idea di come governare una multipolarità (e sottolineo, multipolarità, non bipolarità o nuova Guerra fredda), immaginando uno scenario completamente diverso dall’esistente, rinnovando completamente e dando più forza a organismi come l’Onu e creandone magari anche di nuovi, ripudiando la guerra come risoluzione delle controversie internazionali, creando un sistema veramente cooperante e interconnesso, nel rispetto delle diversità.
Qui non sono solo in gioco gli interessi particolari di un paese piuttosto che un altro: in un mondo che sta andando incontro alla catastrofe ambientale e climatica, semplicemente non possiamo permetterci divisioni, conflitti, instabilità. Poniamo fine a questa follia!