San Giovanni a Teduccio contro il megadeposito di Gas  Naturale Liquefatto

A Napoli, nel quartiere periferico di San Giovanni a Teduccio, si è costituito un comitato popolare che si oppone all’installazione di un megadeposito di Gas Naturale Liquefatto (GNL). È questa un’ulteriore riprova degli enormi interessi sulle fonti di energia fossile che sono responsabili degli sconvolgimenti climatici epocali che stiamo vivendo.

Chiediamo ad Enzo Morreale, attivista del comitato di esporre la questione rispondendo ad alcune domande.

 

Ci puoi riassumere in cosa consiste il progetto del deposito di GPL? 

Edison S.p.A. e Kuwait Petroleum Italia S.p.A. intendono costruire sul Molo Vigliena, nella Darsena Petroli del porto di Napoli, già satura di attività estremamente pericolose, un Deposito di Gas Naturale Liquefatto immagazzinato in un serbatoio criogeno, alto 50 metri, a circa -160 °C, di una capacità di 20.000 m3. Il serbatoio, laddove realizzato, sconvolgerebbe il paesaggio essendo visibile sia dal mare sia lungo le vie di scorrimento tra Napoli centro e Area Orientale. L’area prescelta è situata alle spalle dei laboratori del Teatro San Carlo, sede, peraltro, di iniziative culturali che verrebbero, di conseguenza, ridimensionate.

Il deposito consentirebbe:

  • la ricezione di navi metaniere e bettoline di capacità massima di circa 30.000 m3;
  • lo stoccaggio del GNL all’interno di un serbatoio, a pressione atmosferica ad integrità totale con capacità utile pari a circa 20.000 m3, in un contesto densamente popolato;
  • il caricamento di autobotti e di isocontainer per la distribuzione del GNL alle stazioni di rifornimento – praticamente davanti al Forte di Vigliena, monumento storico di grande rilevanza e dentro il perimetro della ex fabbrica Cirio sottoposta a tutela dal Codice dei Beni Culturali;
  • il caricamento di navi bettoline con capacità da circa 4.000 m3 a circa 7.500 m3, per il rifornimento di navi con propulsione a GNL, anche quando sono in corso altre attività a rischio;
  • lo scarico e stoccaggio di bio-GNL da autobotti;
  • operazioni di bunkeraggio e di transhipment (operazione di trasferimento di GNL tra due navi/bettoline senza transito dal serbatoio di stoccaggio).

Che atteggiamento hanno assunto a riguardo le istituzioni locali?

La risposta è piuttosto articolata nel senso che occorre prestare attenzione per una puntuale ricostruzione dei fatti. L’iter procedurale è iniziato, formalmente, nel 2021 e ha coinvolto tutti gli Enti territoriali. Va precisato che per quanto riguarda Napoli sul progetto si sono pronunciate le due ultime amministrazioni comunali che nel 2021 e 2022, quando è stato possibile formulare le osservazioni, hanno bocciato il progetto. In realtà del programma si era iniziato a discutere già dal 2017 poiché il Piano energetico nazionale aveva previsto la costruzione del Deposito di GNL nel Porto di Napoli. Inizialmente il ruolo del Comune è apparso quantomeno incerto, ma secondo quanto riportato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, del 16 maggio 2017, sul progetto l’Amministrazione aveva mostrato un’attenzione: «il Comune di Napoli ha sostenuto, proprio in occasione della conferenza di qualche giorno fa, la necessità del nuovo deposito e dimostrato disponibilità e interesse in tal senso». La «determinazione conclusiva del procedimento preliminare» del Ministero dello Sviluppo Economico del 23 giugno 2020, che avviò il procedimento, annota i pareri formulati da tutti i soggetti cointeressati. Tra i pareri, fatto assai singolare, non risultano quelli del Comune di Napoli e della Città Metropolitana.  Sono riportati invece, tra gli altri, i pareri della Regione Campania che si pronunciò favorevolmente e quello dell’AdSP (Autorità di Sistema Portuale) del Mar Tirreno Centrale che rilasciò parere favorevole con prescrizioni.  L’altro aspetto particolare è relativo al parere del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che chiese prima «specificazioni circa le caratteristiche dell’area oggetto dell’intervento» e successivamente raccomandò un «piano dettagliato di caratterizzazione con ARPA Campania, prima dell’esecuzione dei lavori». In sostanza il Ministero dell’Ambiente avallò l’apertura del procedimento.

Nello specifico, il Comune di Napoli e la Città Metropolitana hanno presentato nel 2021 osservazioni motivate nelle quali si evidenzia che i documenti di pianificazione vigenti non consentono affatto la esecuzione del Deposito di GNL, in primis perché il PRG di Napoli sancisce il ridimensionamento e la dismissione di tutti gli impianti per lo stoccaggio e la movimentazione degli idrocarburi. Tale scelta nel 2022, nella fase in cui si sono discusse le “Integrazioni” del Promotore, è stata riconfermata tal quale dalla succeduta amministrazione. Un discorso a parte è richiesto dalle decisioni assunte dall’AdSP che nel corso dell’iter procedurale ha visto l’avvicendamento di due diverse gestioni. Già nel 2018 l’AdSP aveva inserito nei suoi piani la realizzazione del Deposito GNL forzando oltremisura le norme vigenti in tema di pianificazione portuale. Tale decisione è stata poi azzerata nel 2021 con appositi atti deliberativi del sopraggiunto nuovo Presidente dell’AdSP; la situazione determinatasi può attivare un contenzioso visto che tali scelte non sono state accettate dai promotori i quali sostengono di avere presentato il progetto allorquando l’impianto era stato previsto dall’AdSP.

Infine, la VI Municipalità in entrambe le occasioni ha espresso parere sfavorevole. Analogo parere negativo è stato pronunciato dalla Soprintendenza. Ovviamente per il prosieguo auspico una tenuta degli Enti territoriali.

 

Quali sono le principali caratteristiche sociologiche del quartiere dove dovrebbe collocarsi il deposito?

 È nota la tradizione sociale e politica che per una lunga fase ha caratterizzato l’Area Orientale della città di Napoli, contraddistinta da un notevole insediamento del mondo del lavoro e da una connotazione politica orientata saldamente a sinistra. I processi tumultuosi degli ultimi quarant’anni hanno mutato radicalmente i connotati sociali e gli orientamenti politici dei residenti. Nelle osservazioni inoltrate al Ministero è stato affrontato il tema delle ricadute sociali del progetto poiché il Promotore sostiene che il piano fornirà al territorio delle opportunità. Abbiamo perciò rilevato che: a San Giovanni a Teduccio, solo il 24,1% degli abitanti risulta occupato. Percentuale molto distante dalla media cittadina: a Posillipo la percentuale di occupati è pari bensì al 43,4%. Anzi si è rilevato che a San Giovanni a Teduccio la percentuale di occupati continua scendere allargando ulteriormente il divario tra i quartieri. Considerando i dati relativi ai titoli di studio si evidenzia un ulteriore indicatore del disagio: nei quartieri del centro la media dei laureati supera in genere la soglia del 30%, all’opposto a San Giovanni a Teduccio si attesta sul 3,6% equiparandolo a quello delle altre periferie. L’altro dato rilevante è relativo alle condizioni epidemiologiche che presentano elementi estremamente preoccupanti. Il Promotore sostiene che il nuovo impianto darebbe lavoro, a 30 persone, delle quali solo una decina sarebbero recuperate tra i residenti. Tenuto conto delle dimensioni della disoccupazione le opportunità di impiego riguarderebbero solo lo 0,085% degli 11.700 disoccupati dell’area orientale di Napoli; in sostanza troverebbe lavoro una persona per ogni 1000 disoccupati; ogni commento è superfluo, ammesso che si possa barattare il lavoro con la salute e la sicurezza.

Che rapporto ha il quartiere con il mare?

 Il rapporto con il mare è molto forte sebbene esso sia inquinato, inibito alla balneazione e persino alla possibilità di recarsi liberamente sulla linea di costa. In sostanza, negli anni scorsi la gente del posto ha ricompensato elettoralmente gli amministratori che avevano annunciato il recupero del mare e degli arenili per poi prendere atto che gli stessi avevano adottato misure diametralmente opposte. La risposta richiederebbe una cospicua dose di parole: Il Museo Ferroviario di Pietrarsa, di proprietà pubblica, e la terrazza che si affaccia sul mare è negato alla fruizione dei residenti persino quando in tutti gli altri musei italiani si può entrare liberamente. Per non parlare poi del sito di archeologia industriale ex Corradini, una piccola cittadella sul mare, negato ad intere generazioni di residenti. Ultimamente sono stato contattato da un amico subacqueo, poiché sulla spiaggia e sui fondali in località Vigliena c’erano dei grumi di una sostanza densa, untuosa e maleodorante che ho poi visto di persona. Stando alla descrizione del sub il materiale si trova pure cosparso sui fondali dove, peraltro, si nota una quantità considerevole di gusci vuoti di molluschi bivalve. L’idea che me ne sono fatto è che il “catrame” depositato sul fondale, per la irresponsabilità degli inquinatori passati e presenti, è stato riportato sulla battigia dalle mareggiate. Apparentemente in quel punto l’acqua è limpida e invitante, fermo restando che le sostanze disciolte nell’acqua, a quanto pare, distruggono la vita. In ogni caso ho segnalato la circostanza alla Capitaneria di Porto.

Sul litorale di Napoli, ovvero su quello di San Giovanni a Teduccio, la Stagione Balneare 2023 sarà ancora una volta negata. Sul sito dell’ARPA Campania si esibiscono in modo impietoso tutti gli scarichi fognari che si riversano in mare. Una sciagura!

Ad ogni tornata elettorale le diverse compagini politiche, tutte, affermano puntualmente il loro impegno per il disinquinamento e il recupero del litorale che in genere deperisce fino a svanire del tutto durante il mandato.

 

Quale è l’atteggiamento dei cittadini del quartiere rispetto al progetto?

 Per essere sincero, in tanti cittadini colgo i segni della rassegnazione, frutto innanzitutto delle tante giravolte a cui hanno assistito e probabilmente anche della fase politica che attraversiamo. Dalle nostre parti ciclicamente sono stati e vengono ancora prospettati progetti di riqualificazione che nella sostanza non sono mai esistiti e che tuttavia hanno creato delle aspettative malriposte che poi finiscono per alimentare la rassegnazione. Tuttavia, sono personalmente persuaso che le condizioni per una presa di coscienza e una presa di posizione ci siano. Il problema vero è costituito dall’impegno, dalla coerenza e dalla credibilità di quanti intendono contribuire al riscatto sociale e civile della nostra realtà.

 

Quali sono finora le azioni praticate dal comitato?

Già da qualche mese siamo impegnati a costruire la mobilitazione. Sono stati organizzati diversi volantinaggi che hanno notevolmente migliorato la comprensione del piano e dei rischi connessi. Ci sono già stati diversi incontri. Dobbiamo migliorare sicuramente il livello di coordinamento e di comprensione del tema in tutte le sue implicazioni. Nel 2021 (avvio dell’iter) ci fu un discreto coinvolgimento della cittadinanza. Attualmente ci siamo impegnati a ricostruire la rete riscontrando, purtroppo, delle difficoltà di cui dovremmo comprendere tutte le cause. Siamo comunque impegnati a costruire la più ampia alleanza tra realtà di diverso orientamento culturale e politico. Contiamo di interloquire con la scuola in tutte le sue articolazioni. Le difficoltà non mancano ma stiamo lavorando per superarle e in ogni caso, continueremo a ribadire il nostro NO al piano.

Ci sono rapporti con altre vertenze analoghe in altre parti d’Italia?

 Sì, in occasione del presidio in Piazza San Giovanni Battista, dello scorso 13 aprile, sono intervenuti gli attivisti della città di Brindisi. Siamo altresì partecipi del dibattito della “Rete No Rigass No GNL”.

 

Quali previsioni intravedi per il futuro del progetto?

Purtroppo, quotidianamente vengono aggiunti nuovi tasselli che non preannunciano un esito favorevole per il territorio. In data odierna sul sito del Ministero della Transizione Ecologica si annuncia: «Provvedimento alla firma del Ministero per la Cultura». Tra pochi giorni, forse addirittura ore, potremo conoscere l’esito dell’iter. In realtà negli ultimi mesi sono stati registrati una serie di segnali dai quali emerge che c’è tuttora la pretesa di realizzare un piano che per le caratteristiche dell’area non andava nemmeno preso in considerazione. Le nostre motivazioni di diniego del progetto le abbiamo inoltrate alla Commissione VIA e ci auguriamo che siano state debitamente prese in considerazione. Nella Darsena Petroli negli ultimi giorni è in corso, in fretta e furia, una cosiddetta “bonifica”, guarda caso solo a distanza di 25 anni dalla promulgazione della legge che ne imponeva la messa in sicurezza e nelle stesse ore in cui si sta decidendo di costruire il Deposito GNL. Per la circostanza, negli elaborati della Regione Campania, si sancisce ancora prima della decisione formale che la Darsena Petroli è adibita allo stoccaggio del Gas Naturale Liquefatto.

È motivo di preoccupazione il fatto che il Promotore invoca l’approvazione del piano in deroga alla legislazione vigente e chiede espressamente che siano applicate piuttosto le disposizioni di legge emergenziali; intende poi procedere nonostante i pareri negativi pronunciati dalle autorità cittadine.

 

Vincenzo Morreale

17 maggio 2023

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