Nonostante la crisi economica degli ultimi anni, la produzione e il consumo di energia nel
mondo sono costantemente aumentate. Le proiezioni sul consumo di energia primaria
prevedono un aumento del 14,6 % al 2030 e del 25% al 2040, con il settore industriale che
da solo assorbe circa la metà di questo consumo.
Le risorse del nostro pianeta e la loro rigenerazione non reggono più al ritmo della
produzione e del consumo che il sistema impone. La quota di energia prodotta da fonti
rinnovabili (circa il 20%) risulta al momento molto più costosa e meno efficiente rispetto alle
fonti fossili (secondo i dogmi del mercato), inoltre al momento le sole fonti rinnovabili non
riuscirebbero a compensare in termini quantitativi la produzione totale ricavata dalle
fonti fossili.
Il problema del cambiamento climatico invece ha la sua criticità maggiore proprio
nell’utilizzo di combustibili fossili (emissione di CO2 in atmosfera) per cui, se vogliamo
invertire la rotta ed evitare che la specie umana prosegua nella drammatica sesta
estinzione di massa in corso, abbiamo l’urgente necessità di ridurre a zero netto le
emissioni di anidride carbonica entro il 2040 (IPCC report 2018).
Le risposte nel settore energetico saranno quindi decisive per le sorti del nostro pianeta e
delle generazioni future. Per riuscire a limitare il riscaldamento globale, il mondo ha
l’immediata necessità di impiegare l’energia in modo efficiente, avvalendosi delle fonti di
energia pulita per far muovere le macchine, riscaldare e raffreddare. Da qui deriva
l’urgenza di una transizione verso un sistema ecosostenibile di produzione e consumo di
energia, che soprattutto definisca quanto e come deve essere prodotta e consumata tutta
l’energia necessaria per i bisogni della collettività.
La produzione energetica in Italia è ancora primariamente concentrata sullo sfruttamento
delle risorse fossili, con un aumento negli ultimi anni di nuovi progetti di ricerca ed
estrazione di petrolio e gas in terra e in mare. Il boom delle fonti rinnovabili, spinto dalle
discutibili politiche incentivanti 2004-2013, si è arenato sotto il peso di un drastico taglio
alle agevolazioni. Di contro, continuano a essere incentivate dai fondi, le fonti fossili per
oltre 14,7 miliardi di euro l’anno. Inoltre, una transizione energetica orientata al contrasto
ai cambiamenti climatici, alla sicurezza di approvvigionamento e alla distribuzione di
ricchezza non può ragionare soltanto della fonte energetica ma deve necessariamente
investire in via prioritaria il ripensamento del modello di produzione, trasformandolo da
modello centralizzato e piramidale a modello “misto”, con una forte prevalenza della
generazione distribuita: una reale democrazia energetica.
Affinché tale cambiamento sia possibile è necessario agire in queste direzioni:
- Rendere “Bene Comune” la proprietà e la gestione della produzione e distribuzione di
energia, contrastando ogni processo di privatizzazione formale e sostanziale;
- Approvare una moratoria sui nuovi progetti estrattivi riguardanti combustibili fossili;
- Procedere all’eliminazione dei sussidi pubblici alle fonti fossili (14,7 miliardi di euro annui
solo per l’Italia, 5300 miliardi a livello globale);
- Sostenere interventi di indipendenza energetica per tutti gli abitanti, attraverso risorse
pubbliche sottratte al patto di stabilità e Piani Straordinari da sostenere con Fondi gestiti,
ad esempio, dalla Cassa Depositi e Prestiti e derivati dalla riduzione di tutte le spese
militari;
- Implementare a tappe serrate l’uscita totale dal carbone come fonte di produzione
energetica entro il prossimo decennio;
- Adottare e implementare una road map adeguata per assicurare la completa
decarbonizzazione del modello energetico al 2040;
- Legare l’utilizzo dell’energia da biomasse nella transizione energetica a rigidi criteri di
sostenibilità ambientale e sociale, limitandosi alle sole biomasse di scarto e solo a usi
complementari a quelli ottenibili con altre rinnovabili;
- Promuovere un modello di produzione distribuito dell’energia, attraverso l’adeguamento e
la completa digitalizzazione delle reti di distribuzione dell’energia e politiche di
incentivazione ai cittadini;